venerdì 8 febbraio 2008

DIARY 4.1



Oggi siamo andati a vedere la mostra di Fabrizio Urettini allo Spazio paraggi. Il titolo in lingua inglese Evil Face allude alla provenienza del materiale esibito: gli Stati Uniti. Se i reperti constano soprattutto di ritratti segnaletici vi sono però anche foto di scene e di vittime di crimini. Fabrizio ci ricorda che la fotografia giudiziaria non ha pretese estetico-stilistiche e costituisce in un certo senso il 'peccato originale' dal quale nasceranno fenomeni come il foto-giornalismo, che si nutre dell'illusione che la foto sia impronta fedele della 'realtà'. I primi cartellini segnaletici si chiamavano 'Bertillon', come il padre dell'antropometria, una disciplina che si proponeva di leggere le inclinazioni sociali (e antisociali) delle persone attraverso la misura di certi parametri anatomici, soprattutto in relazione alle proporzioni del cranio. Per quanto grottesco possa apparire ora questo criterio esso era fondato sulla fisiognomica, arte antichissima della quale Leonardo da Vinci ci ha lasciato mirabili testimonianze illustrate. Questa metodica fu in seguito rimpiazzata dalla 'dattiloscopia': il rilievo delle impronte digitali e —più di recente— dal rilievo del DNA. Tra gli oggetti esposti alcune macchine fotografiche d'epoca, a sottolineare gli aspetti di 'avanguardia tecnologica' (i primi caricatori a rullo) che accompagnarono questo particolare genere di fotografia. In queste circostanze il ritratto fotografico si affrancò dagli stilemi della pittura e nacque l'iper-realismo, grazie anche alle tecniche impiegate per l'illuminazione dei volti, con luci artificiali. Molte foto sono state prese a New York, per ricordarci il nostro passato recente di emigranti 'maledetti'. Dalle foto della scena del crimine nacque quell'estetica che avrebbe raggiunto il grande pubblico con il cinema 'noir', riproposto recentemente con successo da registi come Brian De Palma. Tra le intelligenti provocazioni del curatore: uno specchio serigrafato, nel quale il visitatore può inquadrare sé stesso come in una foto segnaletica.

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